01 marzo 2014

Il coraggio


 E' un argomento che è stato accolto con molto interesse in un dibattito di ieri, ma che ha riscontrato anche opinioni notevolmente diverse.                                                                                                                                                              Il coraggio



“Ho imparato che il coraggio non è la mancanza di paura, ma la vittoria sulla paura. L’uomo coraggioso non è colui che non prova paura ma colui che riesce

a controllarla”. (Nelson Mandela)

 

Sviluppare la qualità del coraggio è essenziale per qualunque traguardo si voglia raggiungere nella vita. In ogni tipo di impresa. E’ necessario avere coraggio per poter agire e, indipendentemente dall’ambito considerato, di solito sono le persone coraggiose che raggiungono i propri obiettivi e realizzano i propri sogni.             

Ma il coraggio non è necessariamente un comportamento eroico in un momento di pericolo: può anche essere lo sforzo costante e discreto di fare ciò che riteniamo giusto.

Anche se razionalmente sappiamo di avere grandi possibilità, se non abbiamo il coraggio di agire in base a questa consapevolezza, il nostro potenziale rimarrà inespresso. Gli sforzi che facciamo per allargare e sviluppare la nostra vita si scontreranno inevitabilmente con delle resistenze, sia interne sia esterne, a volte molto forti. Ma è perseverando nonostante gli ostacoli e sconfiggendoli che siamo in grado di schiudere il forziere delle nostre possibilità e di manifestare la nostra illuminazione innata.

Questo processo ovviamente richiede coraggio, ma anche fede,  (che in ultima analisi vuol dire fiducia in noi stessi) in mezzo alla dura realtà quotidiana. Inoltre, la  comprensione che la trasformazione positiva della nostra vita trasformerà analogamente la più vasta rete della vita di cui siamo parte.               

Gli insegnamenti danno molta importanza alla saggezza ed è evidente quanto la semplice mancanza di saggezza sia la causa di molti dei problemi che affliggono l’umanità, sia a livello locale, sia globale. Spesso però è una più fondamentale mancanza di coraggio che impedisce alle persone, e soprattutto a chi ha un ruolo di vertice, di agire secondo coscienza; quindi è la mancanza di coraggio all’origine di gran parte della sofferenza non solo degli individui ma anche delle società.

Strettamente legata all’esercizio del coraggio è la convinzione: convinzione nel diritto e nella possibilità di ciascuno di noi e degli altri di essere felici, liberi e realizzati. Questa convinzione è la base della giustizia sociale ed è il concetto centrale su cui si fondano  gli insegnamenti. Molte persone vivono paralizzate dalla paura, apparentemente incapaci di fare un solo passo per sbloccare una situazione o per manifestare il proprio autentico potenziale. Il grado e il tipo di difficoltà variano da persona a persona e ciò che a qualcuno può sembrare semplice può essere percepito da altri come schiacciante e insormontabile. Ma il processo per raccogliere il coraggio necessario ad agire è sempre lo stesso, indipendentemente dalla portata del problema.

Inoltre, man mano che attingiamo a questa risorsa di coraggio nella vita quotidiana, affrontando intrepidamente le sfide immediate, trasformiamo positivamente non solo la nostra vita, ma anche l’ambiente in cui viviamo.

Le potenzialità trasformative del coraggio sono sempre presenti dentro e intorno a noi.

 « Anche Le piccole cose sono importanti. Ciò che può sembrare un piccolo atto di coraggio è comunque coraggio. L’importante è la volontà di fare ancora un altro passo».



Che questo scritto possaessere utile a molti.

 

Luigi

 

Per info:

luiscer.lc@libero.it

 

Sito web:

www.vitamigliore.org            

 

23 febbraio 2014

terapia essena

Mi sembra una tecnica interessanteda approfondire.


Terapia essena

 

È una terapia energetica mentale a metà strada tra il reiki e l'agopuntura. Non si tocca il paziente e l'agopuntura è mentale.

Lavora sui corpi sottili delle persone.... Le energie sottili sono quelle che non vediamo ma che esistono.

Si rifà all'uomo visto dalla teosofia. Dunque dal punto di vista teosofico o spirituale che dir si voglia l'essere umano è composto da vari "strati" di energia dal più sottile, potremmo dire animico, al più grezzo: il fisico. Ora tra questi "strati" vicino a quello fisico c'è il corpo eterico, poi l'astrale e via dicendo; l'astrale è il più conosciuto ed è quello su cui lavorano i terapisti esseni.

Il corpo astrale è quello fotografato dalla camera kirlian, quello
di cui si vedono i colori, il suo bordo più esteriore è l'aura, mentre l'eterico è il corpo subito dopo ed è quello più legato al fisico; questo corpo sottile invisibile ad occhio nudo, ma ben percepibile, è quello che registra il dolore e il piacere, per altro in caso di amputazioni spesso il dolore all'arto permane perchè?


Perchè abbiamo rattoppato il fisico ma non l'eterico e quindi terapie come quella essena consentono di far cessare il dolore poichè esplicano la loro terapia direttamente su questo corpo per effetto di discesa energetica.

L'energia curativa riversata nell'eterico si esprime sul fisico curando il sintomo e permettendo la guarigione sia fisica che emozionale; a volte può succedere che la terapia non guarisca il male fisico, ma spinga la persona verso uno stile di vita o degli interessi che modificano le abitudini o i pensieri sbagliati che hanno creato la malattia, portando così alla guarigione interiore e poi a quella fisica....

Se problema è il pensiero, umorale o emozionale, forse non è sufficiente
eliminare le energie negative, bisognerebbe provvedere a riattivare quelle positive e soprattutto a modificare la percezione emotiva o il modo di pensare o di prendere la vita, piano piano. Con l’aiuto della terapia energetica che riversa energia di alto livello vibrazionale si porta l'essere a cambiare da dentro senza fare violenza; la tecnica non si può spiegare perchè occorrebbe una preparazione teosofica; esistono dei corsi pressochè gratuiti in cui insegnano la base teosofica e la tecnica.


CENNI SULLA TECNICA

L'incontro con il paziente è di accoglienza, lui fornisce il proprio nome, i suoi disturbi fisici; parlando brevemente si cerca di comprendere il suo approccio alla vita poi in silenzio nella calma della piccola saletta di terapia i terapeuti si concentrano attivandosi come canale consapevole e iniziano a lavorare sul paziente.

Il lavorio energetico si potrebbe descrivere così: è come spiegare all'organo malato come dovrebbe essere quando è sano stimolando la sua NATURALE guarigione attraverso l'energia che gli è compatibile specificatamente. Solitamente il paziente sensibile sente quasi subito il miglioramento, anche se a volte si hanno dei casi di peggioramento immediato e miglioramento dopo un paio di giorni dalla terapia.

La terapia essena si integra bene con l'omeopatia e le terapie naturali in genere. I rimedi omeopatici agiscono nello stesso modo ma a livello più fisico. Il termine Terapia Essena pare risalga all'antico gruppo essendo cristiano. Gli Esseni venivano considerati al loro tempo guaritori e si potrebbe dire "terapia cristiana".

Ma gli esseni non erano esattamente come i cristiani anche se avevano molti principi in comune.... ma questa è storia.

Considerazione personale

Sono convinto che il nostro cervello e` molto potente e che ogni disciplina sia giusta.Ognuno deve trovare la sua, anche se la base/meta finale e` unica: la mente ed il cuore.

La nostra mente è forte, se usata bene è uno strumento potentissimo, ma non bisogna mai slegarla dal cuore. Il cuore è la sede dell’amore impersonale, dell'energia del Cristo, dell'energia della creazione e della vita, solo il cuore può rendere bello il brutto. Ogni religione ha delle similitudini tra le energie. Teosofia, il meglio da ognuna che si riconduce all'unita`. L'unità esiste, non c'è solo il caos bisogna solo ricordare che sono gli uomini che hanno scritto i testi e vivono le religioni. L'unità e` pero` relativa e perforando il significato del termine si potrebbe arrivare alla conclusione che ci sono diverse unità che vivono nello stesso tempo e spazio. Ogni unita` e` la sola esistente e tutte esistono allo stesso tempo. L'unità congloba in se tutto ciò che è. Esistono a livelli diversi. Aprire dei varchi tra i livelli e scoprire che esiste un'unità differente può essere una soluzione oppure una disgrazia, comprendere è un dono.

Ary



 

07 dicembre 2013

Lavoriamo con la paura



Da questa frase di N. Mandela è nata l’idea di approfondire l’argomento “Paura”, sensazione che spesso ci affligge e limità la nostra  “Felicità”.

“Ho imparato che il coraggio non è la mancanza di paura, ma la vittoria sulla paura. L’uomo coraggioso non è colui che non prova paura ma colui che riesce a controllarla”. (Nelson Mandela)

Lavorare con la paura


  • di Michael Liebenson Grady

    (Questo articolo riassume il lavoro svolto durante un gruppo di
    pratica durato otto settimane, condotto nel 1997 da Michael Liebenson
    Grady al Cambridge Insight Meditation Center (CIMC), nel
    Massachusetts, USA)

    Informazioni sull'attività del CIMC si possono trovare nel sito
    http://world.std.com/~cimc/

    Possiamo avere una pratica spirituale molto impegnata, fare tutte le
    cose ‘giuste’: sedere ogni giorno, partecipare ai ritiri annuali,
    leggere e ascoltare il Dharma e perfino avere momenti di profonda
    concentrazione e chiarezza mentale. Tuttavia, allo stesso tempo,
    possiamo vivere la vita quotidiana evitando attivamente le nostre
    paure e tenendole a distanza.

    Rilke ha detto: -Quello che si richiede da noi è amare il difficile e
    imparare a trattare con esso. Nella difficoltà ci sono le forze
    amiche, le mani che lavorano su di noi-. Comprensibilmente, la paura è
    un’energia difficile da amare. La fonte della nostra difficoltà nei
    confronti della paura è collegata a due risposte profondamente
    condizionate che abbiamo nei suoi confronti: l’avversione e
    l’identificazione. A livello fisico, la paura fa star male. È
    sgradevole. L’energia della paura si esprime in molti modi attraverso
    il corpo, che vanno da sensazioni assai sottili che spesso passano
    inosservate a sensazioni ben distinte di contrazione e tensione, come
    un senso di compressione al petto, allo stomaco, al viso o alla gola.
    Anche il respiro e il battito cardiaco vengono influenzati, così come
    vengono coinvolti la pelle e la temperatura corporea (mani fredde,
    umidicce). Se associamo queste sensazioni fisiche spiacevoli con le
    analoghe sensazioni mentali (pensieri di vulnerabilità, impotenza e
    separazione), cominciamo a capire perché rispondiamo con tanta
    avversione all’esperienza della paura.

    La nostra avversione per la paura – il giudicare e il condannare,
    l’evitare e il negare, l’imbarazzo e la vergogna – sono intensificati
    dalla nostra identificazione con la paura. C’è una forte tendenza a
    personalizzare la paura, ad assumere un atteggiamento di separazione e
    auto giudizio. La nozione di ‘sé’ non è lontana dalla nostra
    esperienza della paura e condiziona il modo in cui la trattiamo.
    Rafforza l’avversione e rende l’esperienza stessa più minacciosa.

    Non solo giudichiamo la paura un’esperienza negativa (avversione), ma
    giudichiamo noi stessi per avere questa esperienza. L’identificazione
    con la paura ostacola lo sguardo diretto sulla paura e impedisce di
    riconoscere la sua vera natura.

    È questa incapacità di vedere la paura come una risposta impersonale,
    condizionata, che crea tanta sofferenza. Un aspetto che apprezzo delle
    nostre discussioni sulla paura nei gruppi di pratica è che facilitano
    un modo più aperto di mettersi in relazione con essa. Per molti versi
    queste discussioni aiutano a tirare la paura fuori dallo stanzino buio
    dell’imbarazzo. Possiamo vedere che le nostre paure non sono di per sé
    così personali come crediamo. Anche gli altri condividono paure simili
    alle nostre e si rapportano con esse proprio come noi. Il
    riconoscimento di questa somiglianza aiuta a dissolvere la separazione
    causata dalla nostra identificazione con la paura e ci dà la fiducia
    per esaminare la paura in modo meno reattivo.

    Attraverso la ‘nobile amicizia’ e una conversazione adatta la mente
    può diventare più equilibrata, facilitando la chiarezza e la libertà
    interiore. La sfida, nel lavorare con la paura, è imparare come
    attutire la reazione abituale di avversione lasciando andare la
    stretta morsa dell’identificazione. Le pratiche di samatha-vipassana
    possono tranquillizzare il cuore e riequilibrare la mente. Le pratiche
    di samatha in particolare sono molto indicate per riacquistare
    equilibrio e calma quando ci troviamo a reagire o a perderci
    nell’energia della paura. Una pratica di samatha che abbiamo esplorato
    in questo gruppo è stata la consapevolezza dei punti di contatto,
    ossia del contatto del corpo con il cuscino, dei piedi o delle gambe
    con il pavimento, delle mani che si toccano. Sia che si sperimenti la
    paura sul cuscino (sotto forma di ansia, preoccupazione, paura) sia
    che accada in altre attività quotidiane (per esempio incrociando di
    notte un estraneo o affrontando un conflitto nei nostri rapporti),
    ricordare i punti di contatto nel momento della paura può aiutare a
    riportarci nel presente in modo più unitario. Portare l’attenzione su
    uno soltanto o su tutti i punti di contatto può dare una stabilità di
    cuore e di mente che controbilancia la reattività e la separazione
    così spesso legate alla paura. Di frequente lasciamo indietro il corpo
    quando ci confrontiamo con la paura. O almeno lo vorremmo, a causa
    dell’avversione. La consapevolezza dei punti di contatto ci riporta
    nel corpo. Ma, poiché queste sensazioni tendono a essere neutrali,
    l’attenzione a esse può avere un effetto calmante, portandoci di più
    nel momento presente. Il che è ben diverso dalla solita risposta di
    fuga o di evitamento, che può portare un sollievo immediato, ma ha
    l’effetto limitante di rafforzare la paura.

    Il Buddha ha insegnato la pratica di metta (gentilezza amorevole) ai
    monaci e alle monache come una risposta compassionevole alle loro
    paure di praticare nella foresta. Coltivare pensieri di benevolenza
    rafforza la capacità di affrontare la situazione con maggiore apertura
    e meno avversione. La metta incoraggia anche una minore
    identificazione con la paura perché dissolve il senso di separatezza e
    alimenta la connessione. Usando la metta in relazione alla paura,
    scegliete una frase o alcune frasi che entrino in risonanza con voi.
    Io dico: -Possa io essere a mio agio- oppure: -Possa io essere in pace
    con ciò che è-. Ogni volta che diventate consapevoli della paura,
    ricordate la frase, pronunciandola dolcemente e in silenzio a voi
    stessi. Ricordandoci di usare queste pratiche di samatha nel lavorare
    con la paura, alimentiamo l’aspetto di serenità della pratica e
    cominciamo a rispondere in modo molto diverso.

    Possiamo scoprire un rifugio interiore che non ha nulla a che fare con
    l’evitare o il rifuggire dalla spiacevolezza della paura, ma che ci
    permette invece trovare un rifugio che riposa sulla nostra capacità di
    stare nel momento presente con equilibrio e spaziosità. Senza un certo
    grado di calma e stabilità, l’investigazione della paura può condurre
    a un ‘girare in tondo’ e al proliferare di pensieri che deriva
    dall’avversione. Quando la mente diventa un po’ più serena di fronte
    alla paura, possiamo guardare la paura stessa più direttamente e con
    meno reattività. Possiamo cominciare a investigare la paura con
    l’intenzione di imparare piuttosto che liberarcene. Tanto del nostro
    pensare riguardo la paura – l’analizzare, l’immaginare, il desiderare
    di essere senza paura – deriva dalla reattività e dall’avversione.
    Ricordo con chiarezza che una delle mie principali motivazioni nel
    cominciare a praticare era proprio quella di poter superare la paura.

    Coltivare la saggezza nel lavorare con la paura richiede una gentile
    perseveranza nell’essere consapevoli di ciò che essa è. Cosa del tutto
    diversa dal cercare di conquistare la paura. La pratica di vipassana
    rivela direttamente il sorgere e svanire di tutte le esperienze,
    compresa la paura. Attraverso questa pratica dell’attenzione momento
    per momento iniziamo a capire la paura a livelli più profondi di
    quello personale. Un utile strumento investigativo è ‘l’annotazione
    mentale’. Fare una leggera nota mentale quando si sperimenta la paura
    può aumentare la nostra abilità a riconoscere l’esperienza della
    paura. Si tratta di un grosso passo investigativo da intraprendere
    perché tanta parte della nostra esperienza di paura non viene
    riconosciuta. La paura opera sotto il livello della coscienza, eppure
    ci colpisce in modi profondi.

    L’ansia e la preoccupazione sono forme comuni di paura che spesso non
    sono riconosciute, ma pure condizionano tanto del nostro approccio
    alla vita. La semplice nota mentale che io uso spesso è ‘paura,
    paura’. L’annotazione mentale non serve a creare distanza
    dall’esperienza della paura, piuttosto a portarci più nel presente,
    mentre ci aiuta a riconoscere la paura come un processo condizionato
    che non è me o mio. Vedere in modo molto diretto l’impermanenza della
    paura, come essa sorge e svanisce, ci libera gradualmente
    dall’opprimente morsa dell’identificazione con essa.

    L’anno scorso ho passato un mese nel monastero della foresta di Maha
    Boowa. Era una splendida opportunità di entrare in contatto con uno
    degli ultimi grandi maestri di meditazione della tradizione della
    foresta. A causa della sua età, Maha Boowa non insegna quasi più; ma
    ho lavorato con il suo monaco anziano, Tan Panna, il quale aveva
    praticato con Maha Boowa per qualcosa come quarant’anni. Sebbene non
    dovessi affrontare la paura delle tigri (sono sparite da tempo),
    c’erano molte opportunità di investigare la paura mentre praticavo di
    notte, nella foresta, nella mia kuti (capanna di meditazione). Tan
    Panna era incalzante nelle sue istruzioni sul lavorare con la paura.
    Mi incoraggiava a portare un’attenzione continua alle miriadi di
    sensazioni fisiche spiacevoli che sorgono a causa della paura, mentre
    frenava il mio impulso di pensare alla paura. Mi ci è voluta tutta la
    mia perseveranza per riuscire restare attento anziché andarmene via.

    La meditazione formale è assai utile per portare equilibrio nella
    mente quando nasce la paura. Ma è essenziale fare attenzione quando la
    paura nasce durante tutte le nostre attività, e usare gli strumenti
    che abbiamo appreso e rafforzato con la meditazione formale. È
    importante ricordare che, in meditazione, abbiamo coltivato la
    capacità di amare il difficile. Il tempo per usare questa capacità è
    sempre 
  •  
        • ‘adesso’.


11 novembre 2013

i benefici della risata

Provare per credere.



Benefici della Risata

Il riso aiuta a superare situazioni difficili, anche di salute

Un esempio classico che viene spesso citato è quello di Norman Cousins, giornalista e ricercatore della facoltà di Medicina dell’UCLA (USA), che curò la
propria malattia utilizzando anche gli effetti del ridere, come racconta nel suo libro (NORMAN COUSINS, La volontà di guarire: Anatomia di una malattia,
Trad. it. Stefania Panni Lariccia, Roma 1982) che è diventato l’emblema, anche nella medicina tradizionale, di uno dei tanti risultati positivi ottenuti
attraverso il ridere

La dott.ssa Jane Yip, psicologa e ricercatrice australiana, afferma che lo YdR: «(…)è l’inizio di un progetto sociale che porterà alla pace, con un potenziale
per unire il mondo che non tiene conto della razza, del sesso, della classe sociale o dell’affiliazione politica o del credo religioso, in quanto si ride
tutti allo stesso modo».

Con lo YdR si sta attivando un nuovo ramo della psicologia sociale, dove si cerca di promuovere degli interventi per migliorare la salute e la consapevolezza
nei gruppi – una nuova area di intervento per un mondo stressato.

Dalla seconda metà del secolo scorso sono state condotte e continuano a prodursi numerose ricerche sui benefici della risata. È stato provato che ridere
ha un impatto positivo sull’organismo sotto diversi punti di vista, sia fisici che psichici.

Paragrafi
elenco di 9 elementi
▪ - Ridere come anti-stress e anti-depressivo
▪ - Ridere per rinforzare il sistema immunitario
▪ - Ridere contro l’arteriosclerosi e i problemi cardiaci
▪ - Ridere per migliorare le funzioni respiratorie
▪ - Ridere per migliorare le funzioni addominali
▪ - Ridere per migliorare l’autostima e le relazioni interpersonali
▪ - L’importanza di ridere anche senza motivo
▪ - Analisi clinica su 516 membri dei laughter clubs indiani
▪ - Conclusioni
fine elenco

RIDERE COME ANTI-STRESS E ANTI-DEPRESSIVO

A livello fisico il riso fa aumentare la produzione di quegli ormoni, quali l’adrenalina e la dopamina, che hanno il compito di liberare le nostre morfine
naturali: endorfine, encefaline e simili.

Le endorfine provocano una diminuzione del dolore e della tensione, permettendo il raggiungimento di uno stato di rilassamento e serenità.

Le encefaline esaltano il sistema immunitario, stimolando una maggiore produzione di anticorpi, si è   riscontrato un netto incremento di molti parametri neuroimmunologici dopo l’esposizione a situazioni umoristiche.

La risata amplifica la produzione di serotonina, un antidepressivo naturale, riducendo la secrezione di ormoni da stress come il cortisolo e l’epinefrina
(adrenalina) in seguito alle quali la pressione sanguigna ed i livelli di glucosio aumentano danneggiando i vasi sanguigni.

Il dott. I.Wittstein della John Hopkins University sostiene che l’adrenalina è devastante per il cuore, e può provocare una condizione detta cardiomiopatia
da stress (simile ad un attacco di cuore).

La risata, stimolando la produzione di betaendorfine (analgesici prodotti dall’organismo), protegge dallo stress e dalle sue conseguenze svolgendo una vera
e propria funzione di antidoto.

Ridere combatte la debolezza fisica e mentale. Provocando una diminuzione degli effetti nocivi dello stress e degli stati di ansia e depressione, contribuisce
a combattere efficacemente anche l’insonnia.

Ridere per rinforzare il sistema immunitario

Il nostro sistema immunitario ha un ruolo importante nel mantenerci in salute, bloccando le infezioni, le allergie ed anche il cancro. Tramite la psiconeuroendocrinoimmunologia
si è dimostrato che tutte le emozioni negative come l’ansia, la depressione o la rabbia indeboliscono il sistema immunitario, riducendo la sua capacità
di combattere le malattie.

Secondo il dott. Lee S. Berk, dell’Università di Loma Linda (California, USA), ridere aiuta ad aumentare il numero delle cellule Natural Killer (NK), un
tipo di cellula che ha la funzione di uccidere i virus, ed aumentare il livello di anticorpi. I ricercatori hanno dimostrato che dopo una terapia della
risata il livello di anticorpi (immunoglobina A) aumenta nelle mucose del naso e delle vie respiratorie, negli apparati, cioè, che per primi svolgono una
funzione difensiva contro virus, batteri e micro-organismi.

Ridere contro l’arteriosclerosi e i problemi cardiaci

La dott.ssa Karen Matthews psicologa dell’Università di Pittsburgh (Pennsylvania, USA), ha verificato che gli effetti benefici di una risata rallentano
la progressione dell’arteriosclerosi; tenendo sotto osservazione per tre anni 209 donne sane in situazione di post-menopausa, ha scoperto infatti che le
più ottimiste avevano un ispessimento delle arterie carotidee minore che nelle donne pessimiste. Inoltre l’aumento degli scambi polmonari che avvengono
tramite la respirazione tende ad abbassare il tasso di grasso nel sangue con il conseguente beneficio sul colesterolo.
Sembra lecito affermare, dunque, che il riso ha un ruolo di prevenzione dell’arteriosclerosi, dei problemi cardiaci (confermato da una ricerca condotta
su persone reduci da infarto del miocardio: mezz’ora al giorno di umorismo riduce il rischio di ricadute) e della pressione alta.

Già nell’antichità si conosceva il potere benefico del ridere, non a caso i maestri di scuola tibetana ridono e fanno ridere i loro allievi. Per il buddismo
Zen quindici minuti di risate equivalgono a sei ore di meditazione e, nella medicina tradizionale cinese, lo Xiao (il ridere ) è la corrispondenza del
suono al meridiano principale del cuore il cui movimento psichico è la gioia.

Ridere sembra quindi essere un elisir cardiaco e, come ha osservato il dott. Michael Miller dell’Università del Maryland (USA), una risata ha l’effetto
di rilassare le arterie e di aumentare il flusso sanguigno come durante un esercizio aerobico.

Ridere per migliorare le funzioni respiratorie

La risata aiuta la respirazione, che diviene più profonda. L’aria nei polmoni viene rinnovata attraverso fasi di espirazione ed inspirazione tre volte più
efficaci che in stato di riposo. Le alterazioni del ritmo respiratorio intervengono sull’ossigenazione del sangue e sull’espulsione di anidride carbonica
provocando un rilassamento muscolare delle fibre lisce dei bronchi per azione del sistema parasimpatico dando benefici in particolare a chi soffre di bronchite,
di asma, ed a coloro che soffrono di enfisema.
Una ricerca condotta presso l’Unità di Riabilitazione Respiratoria Don Gnocchi di Pozzolatico (Firenze) conferma: “… la risata è una ginnastica per i polmoni“.

Ridere per migliorare le funzioni addominali

Ridere è un ottimo esercizio muscolare che utilizza oltre sessanta muscoli: pellicciai, mimici, cervicali ecc. Quando si ride, una parte della muscolatura
a livello toracico e degli arti superiori, si contrae e si rilassa alternativamente innescando una ginnastica addominale che migliora le funzioni del fegato
e dell’intestino. Ridere equivale a dieci minuti di vogatore o a un buon jogging. “la risata è un perfetto esercizio aerobico”.

Una risata provoca una ginnastica addominale che muove in profondità l’apparato digestivo, combattendo la stitichezza. Ridere possiede una funzione depurativa
dell’organismo, alcalinizza notevolmente cellule e tessuti, permettendo così un miglioramento delle funzioni intestinali ed epatiche.

Ridere per migliorare l’autostima e le relazioni interpersonali

Ridere dona un senso di benessere e di leggerezza, sviluppa la personalità e la maggiore consapevolezza di sé aumentando la propensione alla leadership
e provocando un miglioramento della capacità di lavorare in team con un incremento della creatività.
Ha effetto di ringiovanimento e di maggior durata della vita; come dimostrato dai ricercatori finlandesi del National Public Health Institute, esiste una
stretta relazione tra durata della vita ed il pensiero positivamente orientato.

Ridere cambia l’atteggiamento mentale, in ciò trova le sue basi la
Gelotologia
 ma anche la medicina psicosomatica e l’immunologia neuro-psichica.

L’importanza di ridere anche senza motivo

A volte viene affermato che la qualità della risata naturale, rispetto a quella indotta, sia diversa. È una affermazione superficiale: la qualità della
risata è la medesima in entrambi i casi, e l’unica differenza può consistere nel grado di intensità.

Secondo gli studi condotti dalla psicoterapeuta Annette Goodheart, la risata indotta artificialmente viene interpretata dal corpo come reale, stimolando
la produzione di molecole della felicità, che vanno a raggiungere i trilioni di cellule dell’organismo, stabilizzando il sistema ormonale e rafforzando
quello immunitario.

Allenarsi a ridere anche senza motivo produce quindi salutari effetti sul nostro organismo

Quando ci si comporta come una persona felice, a lungo andare, ci si sente felici. Singolarmente non è facile comportarsi come una persona felice, mentre
in gruppo questo diventa più naturale. È quello che succede esattamente nei Clubdellarisata. Ci si comporta come se fossimo felici fino a quando la chimica
del nostro organismo ci rende felici.


Analisi clinica su 516 membri dei laughter clubs indiani

Lo studio è stato curato dal dott. Siddhartha D. Khandwala, conduttore del Laughter Club di
Priyadarshani
 (Mumbai, India).

La maggior parte dei membri (71.7%) sono uomini e l’età media si aggira sui 50 e 70 anni (63.5%), molti i pensionati e le casalinghe (40.2%), i giovani
sono il 10% . Questo movimento è iniziato di recente (1995) e soltanto il 40% di questi membri ha frequentato per più di un anno.

Il 93.8% dei membri sono dei regolari partecipanti, un dato che convalida la popolarità della terapia della risata.
La maggioranza dei membri (59.3%) accusa dolori di varia natura, per lo più dovuti all’età.
Nell’ 83.6% dei partecipanti alle sessioni questi piccoli dolori si sono attenuati d’intensità. La diminuzione del dolore riscontrata era di tipo moderato
fino ad un netto miglioramento, come nel 56.1% degli intervistati.
Il 44% ha attualmente diminuito l’assunzione di medicazioni e non è stato riscontrato nessun peggioramento delle condizioni di base.

Il 71.7% dei membri dichiara di avere migliorato anche i rapporti sul luogo di lavoro, sia con i colleghi sia con l’utenza. L’autostima è aumentata nell’85.7%
dei partecipanti, mentre il 66.7% dichiara di aver aumentato la concentrazione al lavoro.

Molti membri riferiscono di aver ottenuto benefici addizionali tangibili, come la sensazione di freschezza e di energia (31.1%); una migliore prospettiva
della vita 8.5%); un aumento delle istamine (3.9%).

Conclusioni

Abbiamo visto come ridere comprende una serie di benefici medici/sociali/olistici che possono migliorare sostanzialmente la qualità della vita.

Ridere può mitigare alcune malattie, molte delle quali abbastanza complesse.

Ridere è una tecnica “antistress” ed aiuta a sollevarsi dall’ansia e dalla tensione, i fattori che maggiormente predispongono alla malattia.

Ridere tutti i giorni tiene lontano il medico e senza costi!
fine regione landmark principaleTratto da:
www.yogadellarisata.it

Che questo scritto possa essere utile a molti.
Luigi

Per info:
Sito web:
www.vitamigliore.org

04 novembre 2013

I sogni di Osho

Questo scritto di Osho mi sembra interessante e lo propongo alla vostra attenzione.


I SOGNI>

(di Osho)

Tratto da: " Semi di Saggezza "

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Un testo raro che raccoglie le prime impressioni di Osho dopo la sua
illuminazione. L'ignoto che gli ha appena spalancato le porte viene qui
tradotto in comprensioni sottili, inserite nella vita e negli interrogativi
di ogni giorno.

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"L'invisibile e l'ignoto hanno spalancato le loro porte serrate e ora vedo
un mondo che gli occhi non possono percepire, sento una musica che le
orecchie non possono udire. E ciò che ho trovato e conosciuto è in attesa di
fluire, simile a un corso d'acqua che ruscella a valle, dopo esser scaturito
sulla vetta di una montagna, e poi corre veloce ha fretta di raggiungere
l'oceano.

Ricorda che le nuvole cariche d'acqua devono sciogliersi in pioggia. E i
fiori, allorché fioriscono e traboccano di profumo, devono liberare la loro
fragranza, donandola ai venti. E una lampada accesa, inevitabilmente,
diffonde la sua luce intorno.

Qualcosa di simile è accaduto in me e i venti stanno trasportando i semi di
una rivoluzione interiore. Non so in quali campi arriveranno e chi si aprirà
a loro. Di una cosa sono certo: da semi come questi ho ottenuto i fiori
della vita, dell'immortalità, del divino. E in qualunque campo cadranno, il
terreno stesso si muterà nei fiori dell'immortalità. Voglio donare tutto ciò
che ho, qualsiasi cosa io sia, in quanto semi di saggezza, della
consapevolezza cosmica. L'amore dona in abbondanza ciò che si consegue
tramite la conoscenza. Tramite il sapere, si conosce Dio; in amore si
diventa Dio. La conoscenza è la disciplina spirituale, l'amore è la piena
realizzazione dell'essere."

--------------

- Chi mai vede i propri sogni appagati? -

Un giorno sostavo sulla sponda di un fiume. Ho visto una barchetta di carta
affondare.

Il giorno prima, dei bambini avevano costruito dei castelli con la sabbia
bagnata. Anche quelli, alla fine, sono crollati.

Ogni giorno affondano navi e crollano castelli.

Una donna si era avvicinata al fiume. I suoi sogni più cari non erano stati
appagati, aveva perso ogni interesse per la vita. Pensava di suicidarsi.
Tutto le sembrava assolutamente futile. Aveva gli occhi profondamente
incassati nelle orbite.

Le ho detto: "Chi mai vede i propri sogni appagati? Tutti i sogni alla fine
evocano l'infelicità; poiché, anche se una barchetta di carta prende il
largo, quanto potrà andare lontana? Lo sbaglio non sta nei sogni, poiché
ogni sogno è ovviamente irrealizzabile, nella sua pienezza. L'errore è
nostro: colui che sogna è addormentato; colui che dorme non può avere alcuna
esperienza reale. Al risveglio, vediamo di non aver affatto realizzato ciò
che credevamo fosse ormai nostro.

Anziché mettere a fuoco i sogni, guarda in faccia la verità. Guarda ciò che
esiste realmente. Solo questo ti può dare liberazione, solo questa barca è
reale. E solo questa barca ti condurrà alla suprema realizzazione della tua
esistenza.

Il sogno è morte, la verità è vita. Il sogno è sonno, la verità è essere
svegli. Svegliati e realizza il tuo essere. Finché la mente indugia nel
sogno, ciò che in te è testimone dei sogni, non può essere visto. Solo
questo testimone è verità. Solo il testimone è reale. Non appena lo
comprendiamo, possiamo ridere e lasciar perdere le navi che affondano e i
castelli che crollano."

(Osho)

Che questo scritto possa essere utile a molti.
Luigi
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Sito web:
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13 agosto 2013

Preghiera per un mondo unito

In questo periodo, forse più che in altri, in cui la tendenza dell'uomo è quella di dividere, mi sembra utile ricordare questo scritto.




Possano coloro che sono alla guida dei vari paesi e delle varie razze volgersi a comprendere che gli uomini di ogni nazione sono fisicamente e spiritualmente uguali. Fisicamente uguali perchè noi siamo i discendenti degli stessi progenitori, i simbolici Adamo ed Eva, e spiritualmente uguali perchè siamo figli immortali del nostro Padre comune, uniti dai legami eterni della fratellanza.
Preghiamo col cuore perchè si costituisca un Legame d'anime in un Mondo unito. Anche se sembriamo divisi dall'apparenza etnica, dai diversi credi, dal colore della pelle, dai pregiudizi politici e di classe, pure, come figli dell'unico Dio, siamo in grado di sentire nelle nostre anime la fratellanza e l'unità mondiale. Ci sia dato di lavorare per la creazione di un Mondo unito, cui ogni nazione collabori utilmente sotto la guida di Dio, operante attraverso la coscienza illuminata dell'uomo.
Tutti possiamo imparare a essere esenti da odio e da egoismo nel cuore. Preghiamo dunque per la buona armonia fra le nazioni, affinchèh esse possano procedere fianco a fianco e accedere a una civiltà giusta e nuova.

di Paramahansa Yogananda

Che questo scritto possa essere d'aiuto per  tutti gli esseri senzienti.

 Luigi

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18 luglio 2013

il significato di "OM"



«IL SIGNIFICATO DELLA VIBRAZIONE DI OM»  

di Roy Eugene Davis

Traduzione e note a cura di
Furio Sclano

La vibrazione (Om, o AUM) è il potere proiettato della Coscienza
Suprema nel quale tempo, spazio e
forze cosmiche compongono il piano della natura primordiale. Da Om si
proiettano le forze causative che
producono l’universo. Le mescolanza del piano radiante della Coscienza
Suprema e della vibrazione
proiettata di Om produce le unità individualizzate di Coscienza
Suprema. Nella letteratura vedica, l’aspetto
espressivo della Coscienza Suprema e le unità individualizzate sono
definiti “Atman” o “Sé”. Nelle lingue
occidentali, invece, è più comune utilizzare l’espressione “Atman” per
indicare la Coscienza Suprema e
“atman” (con la “a” minuscola) per indicare l’unità individualizzata.
L’essenza pura e cosciente dell’essere è
la vera natura di ogni unità individualizzata.

Nel sistema filosofico occidentale si definisce quest’unità come
anima, ossia il principio vitale negli esseri umani che pensa, ha
risposte emotive e compie le azioni. Nella
tradizione dello yoga, si afferma che Om sia il suono puro da
ascoltare e contemplare con lo scopo di
rimuovere l’attenzione dalle condizioni esterne e risvegliarsi così
alla conoscenza del Sé.

La prova dell’aspetto espressivo della Realtà suprema è Om. La
meditazione su Om
culmina nella conoscenza del suo significato e nella
realizzazione del Sé. Yoga Sutra di Patanjali.

Negli yoga Sutra si utilizza la parola sanscrita Ishwara per indicare
l’aspetto espressivo della
Coscienza Suprema che governa o regola i processi cosmici, del quale
la vibrazione di Om è la caratteristica
evidente. In alcune delle Upanishad, si afferma che meditare su Om sia
la via diretta per elevarsi oltre gli
stati ordinari modificati di mente e coscienza. Il termine sanscrito
“Upanishad” significa “sedersi” vicino
all’insegnante.

Si afferma che ne siano state scritte circa duecento, delle quali se
ne conoscono
comunemente . Alcuni trattati meno conosciuti sono le Yoga-upanishad,
nelle quali si descrivono una
gran varietà di pratiche. La forma usuale di presentazione di
un’Upanishad è di una conversazione, dove si
dipinge un maestro che risponde alle domande del cercatore della
verità. Le Upanishad furono trasmesse
oralmente per molti secoli, prima di essere tramandate in forma
scritta. Esse furono tradotte per la prima
volta in inglese nel 1800; Ralph Waldo Emerson1 e altre persone a lui
vicine negli Stati Uniti furono
fortemente influenzati dalla lettura delle Upanishad e della Bhagavad Gita.

“I due aspetti del Brahman (Realtà ultima) da meditare sono il suono
(Om) e il non-suono. Meditando solo sul suono, si rivela
il non-suono. Muovendosi verso l’alto contemplandolo (contemplando
Om), si ascende al non-suono. Questa è la via di immortalità,
unione completa e tranquillità. Il meditante, muovendosi verso l’alto
contemplando Om, ottiene l’indipendenza (non attaccamento verso
l’esterno). All’inizio si possono udire diversi suoni. Superandoli,
questi suoni scompaiono (immergendosi) nel non-suono supremo. Chi
conosce il suono della Realtà suprema, raggiunge la Realtà più
elevata. Ciò che si definisce suono è la sillaba Om. Ciò che è la sua
fine
è tranquillo, senza suono, senza paura, senza dolore, beato,
soddisfatto, immobile, inamovibile, incrollabile, immortale, durevole.
La
Realtà che si conosce meditando su Om è senza suono e priva di
attributi. Lascia, pertanto, che ci si concentri sulla (parte alta
della)
testa. – Mastri Upanishad

Om. Si dovrebbe meditare su questa sillaba. – Chandogya Upanishad

Paramahansa Yogananda insegnò che bisogna meditare in Om.
L’assorbimento di attenzione e
consapevolezza in Om culmina in un’esperienza di Om-samadhi: unità con
Om (sabikalpa samadhi), ossia
unità supportata da un oggetto della percezione. Questo stadio della
contemplazione di Om, benché
benefico, è solo un inizio rispetto a ciò che si deve ancora
sperimentare. Mettendo attenzione e
consapevolezza nel chakra della corona e aspirando di andare oltre il
suono di Om, è possibile realizzare la
pura unità senza il supporto di qualsiasi oggetto della percezione.
Dopo un Om-samadhi, rimane il ricordo di
“Io ero uno con Om”. Oltre il suono della vibrazione di Om c’è la
realizzazione della pura esistenza-essere,
senza un senso di altro. Meditate quindi in Om e andate oltre esso.

Paramahansa Yogananda disse anche che i desideri si soddisfano più
facilmente facendoli “fluttuare”
in Om. Quando terminate una sessione di meditazione, ascoltate Om e
pensatelo. Sappiate e sentite che i
vostri desideri sono mescolati con Om, dal quale tutto si produce
nell’universo. Il desiderio più costruttivo da
avere è di essere realizzato nel Sé e in Dio. Se avete bisogni
ordinari e giusti desideri da soddisfare, potete
realizzarli più facilmente immergendoli in Om alla fine della sessione
di meditazione. Meditate in Om, fino a
quando non sarete Uno con esso, quindi portate bisogni e desideri
nella vostra consapevolezza, sapendo
anche che la vibrazione di Om è l’origine di tutto ciò che si
manifesta nella dimensione oggettiva. Mettete
intenzionalità nel soddisfacimento di desideri e bisogni.

1 Ralph Waldo Emerson fu un mistico americano vissuto nel 1800; è considerato
uno dei primi esponenti di spicco del New Thought. Gli
si attribuivano, tra le altre, capacità spiccate di chiaroveggenza.
2 Muovendo energia e consapevolezza verso i centri spinali più elevati.

Credete e sentite che gli stessi sono soddisfatti realmente. Fate ciò
che potete per aiutare voi stessi,
avendo la convinzione di essere supportati e nutriti dalle dimensioni
interiori. Dopo aver utilizzato una
tecnica di meditazione preliminare per calmare la mente, meditate in
Om. Quando siete stati iniziati avete
imparato ad utilizzare un mantra, a praticare il pranayama del kriya e
a meditare in Om. Dopo le pratiche
preliminari, la meditazione su Om è lo stato finale della pratica. Da
quel punto in poi, trascendete le
percezioni prodotte dalla mente e le esperienze soggettive.

La Realtà di Dio è senza inizio e fine, completa ed eterna. Un essere
indivisibile. – Sri Yukteswar

Quando il devoto non è più cosciente di meditare ed è stabilizzato
nella conoscenza del Sé di beatitudine e non-dualità, realizza
l’unità. -
Lahiri Mahasaya

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- Risposta a domande sul sentiero -

(di Roy Eugene Davis)

-Benché io sia interessato ai principi filosofici dello yoga, sono
solitamente soddisfatto del mio stato umano
ordinario di coscienza. Come posso elevarmi oltre esso e sostenere un
forte desiderio di essere
spiritualmente illuminato?

- Pensa allo scopo ultimo della tua vita: perché sei in questo mondo.
Immagina quanto più soddisfacente può
essere la tua vita, quando sei impegnato nell’essere pienamente
cosciente a livello spirituale. Non lasciare
che la pigrizia fisica e mentale interferisca con la crescita
spirituale. Si compie veramente poco di valore,
lasciando che l’inerzia domini mente e coscienza o che le condizioni
esterne attirino l’attenzione e influenzino
i propri comportamenti.

-Leggi letteratura ispirante. Immagina possibilità ideali. Adotta il
punto di vista e
l’atteggiamento mentale delle persone coscienti. Sei sicuramente
interessato alla crescita spirituale; fai
qualcosa di più. Un uomo che soleva visitare spesso Paramahansa
Yogananda aveva la propensione a
parlare troppo di concetti metafisici. Paramahansaji gli disse:
“Parlando solo di Dio sei come una persona che
ama esaminare la frutta, ma che non ha mai voglia di assaggiarla.
Perché non dai un morso?”

-Mi piace cantare quando medito e in altri momenti. E’ utile farlo?
Qual è il modo migliore?

Il canto contribuisce alle interazioni armoniose tra i due emisferi
del cervello, mantiene l’attenzione
focalizzata e fa sviluppare la devozione. Può essere utile cantare nei
primi stadi della meditazione e quando
la concentrazione non è stabile. Dopo aver cantato, siedi nel
silenzio. In altri momenti, invece, canta per un
po’, quindi lascia che la tua mente si calmi. Impara a goderti il silenzio.

- Quando le persone illuminate affermano di “vedere Dio in ogni cosa”,
che cosa intendono?

Esse intendono affermare che tutti gli aspetti dell’unica Realtà si
esprimono in ogni cosa che si osserva.

- Benché io mi sforzi con sincerità di comprendere tutti i concetti
filosofici che mi sforzo di studiare e il
significato della vita, insieme ai suoi processi, mi sembra quasi
impossibile avere una percezione chiara di
tutto. Riuscirò un giorno ad avere questa comprensione?

Non è possibile comprendere a livello intellettuale tutto sulla vita e
i suoi processi. E’ possibile comprendere
in modo più completo le cose attraverso l’intuizione. Quando “vedrai”
oltre le apparenze superficiali, fino
all’origine, tutto ti sarà rivelato immediatamente, dall’origine
stessa a tutte le sue manifestazioni o forze.

 Che questo scritto possa essere utile a molti.

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