«IL SIGNIFICATO DELLA VIBRAZIONE DI OM»
di Roy Eugene Davis
Traduzione e note a cura di
Furio Sclano
La vibrazione (Om, o AUM) è il potere proiettato della
Coscienza
Suprema nel quale tempo, spazio e
forze cosmiche compongono il piano della natura primordiale.
Da Om si
proiettano le forze causative che
producono l’universo. Le mescolanza del piano radiante della
Coscienza
Suprema e della vibrazione
proiettata di Om produce le unità individualizzate di
Coscienza
Suprema. Nella letteratura vedica, l’aspetto
espressivo della Coscienza Suprema e le unità
individualizzate sono
definiti “Atman” o “Sé”. Nelle lingue
occidentali, invece, è più comune utilizzare l’espressione
“Atman” per
indicare la Coscienza Suprema e
“atman” (con la “a” minuscola) per indicare l’unità
individualizzata.
L’essenza pura e cosciente dell’essere è
la vera natura di ogni unità individualizzata.
Nel sistema filosofico occidentale si definisce quest’unità
come
anima, ossia il principio vitale negli esseri umani che
pensa, ha
risposte emotive e compie le azioni. Nella
tradizione dello yoga, si afferma che Om sia il suono puro
da
ascoltare e contemplare con lo scopo di
rimuovere l’attenzione dalle condizioni esterne e
risvegliarsi così
alla conoscenza del Sé.
La prova dell’aspetto espressivo della Realtà suprema è Om.
La
meditazione su Om
culmina nella conoscenza del suo significato e nella
realizzazione del Sé. Yoga Sutra di Patanjali.
Negli yoga Sutra si utilizza la parola sanscrita Ishwara per
indicare
l’aspetto espressivo della
Coscienza Suprema che governa o regola i processi cosmici,
del quale
la vibrazione di Om è la caratteristica
evidente. In alcune delle Upanishad, si afferma che meditare
su Om sia
la via diretta per elevarsi oltre gli
stati ordinari modificati di mente e coscienza. Il termine
sanscrito
“Upanishad” significa “sedersi” vicino
all’insegnante.
Si afferma che ne siano state scritte circa duecento, delle
quali se
ne conoscono
comunemente . Alcuni trattati meno conosciuti sono le
Yoga-upanishad,
nelle quali si descrivono una
gran varietà di pratiche. La forma usuale di presentazione
di
un’Upanishad è di una conversazione, dove si
dipinge un maestro che risponde alle domande del cercatore
della
verità. Le Upanishad furono trasmesse
oralmente per molti secoli, prima di essere tramandate in
forma
scritta. Esse furono tradotte per la prima
volta in inglese nel 1800; Ralph Waldo Emerson1 e altre
persone a lui
vicine negli Stati Uniti furono
fortemente influenzati dalla lettura delle Upanishad e della
Bhagavad Gita.
“I due aspetti del Brahman (Realtà ultima) da meditare sono
il suono
(Om) e il non-suono. Meditando solo sul suono, si rivela
il non-suono. Muovendosi verso l’alto contemplandolo
(contemplando
Om), si ascende al non-suono. Questa è la via di
immortalità,
unione completa e tranquillità. Il meditante, muovendosi
verso l’alto
contemplando Om, ottiene l’indipendenza (non attaccamento
verso
l’esterno). All’inizio si possono udire diversi suoni.
Superandoli,
questi suoni scompaiono (immergendosi) nel non-suono
supremo. Chi
conosce il suono della Realtà suprema, raggiunge la Realtà
più
elevata. Ciò che si definisce suono è la sillaba Om. Ciò che
è la sua
fine
è tranquillo, senza suono, senza paura, senza dolore, beato,
soddisfatto, immobile, inamovibile, incrollabile, immortale,
durevole.
La
Realtà che si conosce meditando su Om è senza suono e priva
di
attributi. Lascia, pertanto, che ci si concentri sulla
(parte alta
della)
testa. – Mastri Upanishad
Om. Si dovrebbe meditare su questa sillaba. – Chandogya
Upanishad
Paramahansa Yogananda insegnò che bisogna meditare in Om.
L’assorbimento di attenzione e
consapevolezza in Om culmina in un’esperienza di Om-samadhi:
unità con
Om (sabikalpa samadhi), ossia
unità supportata da un oggetto della percezione. Questo
stadio della
contemplazione di Om, benché
benefico, è solo un inizio rispetto a ciò che si deve ancora
sperimentare. Mettendo attenzione e
consapevolezza nel chakra della corona e aspirando di andare
oltre il
suono di Om, è possibile realizzare la
pura unità senza il supporto di qualsiasi oggetto della
percezione.
Dopo un Om-samadhi, rimane il ricordo di
“Io ero uno con Om”. Oltre il suono della vibrazione di Om
c’è la
realizzazione della pura esistenza-essere,
senza un senso di altro. Meditate quindi in Om e andate oltre
esso.
Paramahansa Yogananda disse anche che i desideri si
soddisfano più
facilmente facendoli “fluttuare”
in Om. Quando terminate una sessione di meditazione,
ascoltate Om e
pensatelo. Sappiate e sentite che i
vostri desideri sono mescolati con Om, dal quale tutto si
produce
nell’universo. Il desiderio più costruttivo da
avere è di essere realizzato nel Sé e in Dio. Se avete
bisogni
ordinari e giusti desideri da soddisfare, potete
realizzarli più facilmente immergendoli in Om alla fine
della sessione
di meditazione. Meditate in Om, fino a
quando non sarete Uno con esso, quindi portate bisogni e
desideri
nella vostra consapevolezza, sapendo
anche che la vibrazione di Om è l’origine di tutto ciò che
si
manifesta nella dimensione oggettiva. Mettete
intenzionalità nel soddisfacimento di desideri e bisogni.
1 Ralph Waldo Emerson fu un mistico americano vissuto nel
1800; è considerato
uno dei primi esponenti di spicco del New Thought. Gli
si attribuivano, tra le altre, capacità spiccate di
chiaroveggenza.
2 Muovendo energia e consapevolezza verso i centri spinali
più elevati.
Credete e sentite che gli stessi sono soddisfatti realmente.
Fate ciò
che potete per aiutare voi stessi,
avendo la convinzione di essere supportati e nutriti dalle
dimensioni
interiori. Dopo aver utilizzato una
tecnica di meditazione preliminare per calmare la mente,
meditate in
Om. Quando siete stati iniziati avete
imparato ad utilizzare un mantra, a praticare il pranayama
del kriya e
a meditare in Om. Dopo le pratiche
preliminari, la meditazione su Om è lo stato finale della
pratica. Da
quel punto in poi, trascendete le
percezioni prodotte dalla mente e le esperienze soggettive.
La Realtà di Dio è senza inizio e fine, completa ed eterna.
Un essere
indivisibile. – Sri Yukteswar
Quando il devoto non è più cosciente di meditare ed è
stabilizzato
nella conoscenza del Sé di beatitudine e non-dualità,
realizza
l’unità. -
Lahiri Mahasaya
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- Risposta a domande sul sentiero -
(di Roy Eugene Davis)
-Benché io sia interessato ai principi filosofici dello
yoga, sono
solitamente soddisfatto del mio stato umano
ordinario di coscienza. Come posso elevarmi oltre esso e
sostenere un
forte desiderio di essere
spiritualmente illuminato?
- Pensa allo scopo ultimo della tua vita: perché sei in
questo mondo.
Immagina quanto più soddisfacente può
essere la tua vita, quando sei impegnato nell’essere
pienamente
cosciente a livello spirituale. Non lasciare
che la pigrizia fisica e mentale interferisca con la
crescita
spirituale. Si compie veramente poco di valore,
lasciando che l’inerzia domini mente e coscienza o che le
condizioni
esterne attirino l’attenzione e influenzino
i propri comportamenti.
-Leggi letteratura ispirante. Immagina possibilità ideali.
Adotta il
punto di vista e
l’atteggiamento mentale delle persone coscienti. Sei
sicuramente
interessato alla crescita spirituale; fai
qualcosa di più. Un uomo che soleva visitare spesso
Paramahansa
Yogananda aveva la propensione a
parlare troppo di concetti metafisici. Paramahansaji gli
disse:
“Parlando solo di Dio sei come una persona che
ama esaminare la frutta, ma che non ha mai voglia di
assaggiarla.
Perché non dai un morso?”
-Mi piace cantare quando medito e in altri momenti. E’ utile
farlo?
Qual è il modo migliore?
Il canto contribuisce alle interazioni armoniose tra i due
emisferi
del cervello, mantiene l’attenzione
focalizzata e fa sviluppare la devozione. Può essere utile
cantare nei
primi stadi della meditazione e quando
la concentrazione non è stabile. Dopo aver cantato, siedi
nel
silenzio. In altri momenti, invece, canta per un
po’, quindi lascia che la tua mente si calmi. Impara a
goderti il silenzio.
- Quando le persone illuminate affermano di “vedere Dio in
ogni cosa”,
che cosa intendono?
Esse intendono affermare che tutti gli aspetti dell’unica
Realtà si
esprimono in ogni cosa che si osserva.
- Benché io mi sforzi con sincerità di comprendere tutti i
concetti
filosofici che mi sforzo di studiare e il
significato della vita, insieme ai suoi processi, mi sembra
quasi
impossibile avere una percezione chiara di
tutto. Riuscirò un giorno ad avere questa comprensione?
Non è possibile comprendere a livello intellettuale tutto
sulla vita e
i suoi processi. E’ possibile comprendere
in modo più completo le cose attraverso l’intuizione. Quando
“vedrai”
oltre le apparenze superficiali, fino
all’origine, tutto ti sarà rivelato immediatamente,
dall’origine
stessa a tutte le sue manifestazioni o forze.
Che questo scritto possa essere utile a molti.
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